2002 - 1
gennaio | marzo

Acquidistanti o amor d’acqua

Numero personaggi: 0
di Carlo Villa

Personaggi

Autopresentazione

TI CERCO AMORE, RISALENDO I TUBI

Nel testo qui pubblicato interpreto l’agghiacciante separatezza dell’individuo, ogni volta che nella complessa società contemporanea, abbia una sua identità umiliata e offesa dalla disattenzione, pigrizia; qualulquismo e irregimentata povertà d’idee che lo circonda. Isolato nella sua aspettativa che non concretizzerà mai le sue aspirazioni, soffocate dai consigli per gli acquisti e dall’arroganza politica, vivace solo nello strappare settari interessi e vantaggi personali, impotente dinanzi a un destino che non rende possibile, ormai, istanze né ribellioni, sovrastando solo l’avidità in tutti i campi, l’eroe di Acquidistanti si riduce solo a spiare i vicini, leggasi la società nella sua interezza, tramite una campionatura condominiale, in una sorta di raggrumato mondo a sua immagine e somiglianza, sorta di divinità che finalmente possa ascoltare non visto un mondo altrimenti fattosi infrequentabile, utilizzando l’acqua delle tubature, fino a gettarsi a capofitto, nell’eroico tentativo di raggiungere una sua innamorata, disperatamente annaspando negli snodi dell’impianto idrico della palazzina. Lo struggente tentativo, altamente simbolico e scopertamente emblematico, viene rappresentato utilizzando suoni, a varie altezza e amplificazioni, dittonghi, conversazioni mozze, flash visivi e si presta a una collocazione radiofonica, quanto a una rappresentazione scenica, in cui le varie fasi, tentativi, piani e condizioni dell’opera siano di volta in volta evidenziati da faretti a più colori, la scenografia prevedendosi in scivoli e cubi contenitori di manichini che, illuminati, fanno scattare il testo di pertinenza, precedentemente registrato; così da ridurre i costi al minimo e l’espressionismo dell’allucinazione al massimo grado. Carlo Villa

Scheda autore

CARLO VILLA, apprezzato da Gadda, Pasolini, Vittorini, Butor, Giglielmi, Raboni, Garboli, Calvino, che lo chiamò alla Einaudi, dove esordì nel 1964 in poesia inaugurando la collanina bianca con Siamo essere antichi e in narrativa con La nausea media rimase sotto le insegne dello “Struzzo” per ben sette titoli, compreso tra l’altro nei “Menabò” 6 e 7, ed essendo previsto un suo testo teatrale nel numero 9, poi soppresso per la scomparsa di Vittorini. Saggista, oltreché poeta e narratore, con oltre venti titoli al suo attivo, sta per uscire un volume comprendente una parte delle recensioni stese per Paese Sera, Il Messaggero, Il Dramma, Rinascita, Quindici, Nuova Antologia. In campo critico ha edito una guida alla lettura di Vasco Pratolini per la Mursia, una analisi della “non assistenza” in Italia per Longo, e per la Newton Compton, l’antologia sull’eros nella poesia del ‘900 italiano e uno studio sulle vie consolari romane.
Ha collaborato alla radio e alla tv italiana e della Svizzera ticinese; tra altre sceneggiature riduce per la radiofonia il Divertimento 1889 di Guido Morselli, andato in onda in ventiquattro puntate in occasione del decennale della scomparsa dello scrittore.
Compreso nei più prestigiosi repertori, quali la Trecani Grande e Piccola, Lessico Universale, Dizionario Enciclopedico, Rizzoli-Larousse, si sono occupati delle sue scritture, oltre ai già citati scrittori: Maria Corti, con un saggio su Strumenti critici, Michel David, Giuliano Manacorda, Pier Vincenzo Mengaldo. Stimato da Federico Doglio, responsabile dell’Ufficio sperimentale della Rai negli anni ’60, con Acquidistanti é la prima volta che riceve un riconoscimento per la sua attività drammaturgica.

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