1995 - 3
luglio | settembre

Tempo zero

Numero personaggi: 6
di Pierpaolo Palladino

Personaggi

Autopresentazione

VIAGGIO NEL MICROCOSMO DELLA NAJA
“Tempo zero” nel gergo di caserma significa eseguire un ordine all’istante. Ho scritto questa commedia subito dopo aver concluso la mia esperienza militare, in giro tra le varie caserma d’Italia. Fin dal primo giorno ebbi la percezione di entrare in un mondo parallelo a quello civile, con le sue regole, le sue tradizioni e soprattutto con la sua lingua. Una lingua degratadata, meccanica, un gergo di parole d’ordine, di frasi fatte, ma tuttavia pregne di significato, e selpre valide per ogni situazione. E le situazioni, quotidianamente, si ripetevano uguali, prebedibili, riconducibili allo stesso modi di vivere, senza nulla della drammaticità a cui ci hanno abituato cinema e televisione, ma dove le consuetudini sociali erano fatte di clientelismi, di gerarchie di sottoscala, di piccole raccomandazioni e piccole truffe, come un unico taglio mentale dominante, e dove ognuno era portato ad accentuare il proprio dialetto d’origine, per adeguarsi alla condizione coatta in cui viveva. Allo stesso tempo continuavano a resistere sottotraccia le singole sensibilità di ciascuno, queste sì differenti, contraddittorie, vive, ma come in letargo. Poi, con il passare dei mesi, la propria sensibilità tornava a farsi sentire, ma sempre e solo nei momenti privati che prendevano via via il sopravvento su quelli dedicati al lavoro quotidiano. Era questo infine che, con il procedere dell’anzianità di servizio, andava sempre più assottigliandosi, minato dal disprezzo per il senso del dovere (impsto semplicemente dall’alto) e da un cinismo sempre più denso quanto inconsapevole, perché generale e stelperato dalla quotidianità. Da qui il piccolo egoismo come motore di tutte le azioni anima i sei personaggi della commedia nella loro tipica giornata di lavoro in un ospedale militare. E la convinzione di vivere solo un periodo di tempo che deve passare in “tempo zero”, rende i personaggi non solo vittime ma anche complici di un sistema che serve solo a mantenere sé stesso. “La naja è come una ruota” mi dicevano i nonni, ossia i ragazzi vicino al congedo, “tutto é previsto”. E chi subisce all’inizio sa che a sua volta potrà goderne alla fine. In principio mi sono chiesto tante volte il perché, chi più, chi meno, tutti accettavano questo dogma, così vero dentro una caserma, e così insensato appena un metro fuori di essa. “Si tratta solo di tirare la carretta”, mi spiegava un maresciallo, e forse aveva ragione. Poi, con il tempo, stanco di ragionarci sopra, ho smasso di chiedermelo e non ho notato più alcuna anomalia nel linguaggio usato attorno a me. Semplicemente, anch’io parlavo allo stesso modo, anch’io ero diventato un nonno. E il tutto senza traumi, senza tragedie, ma con la consapevolezza che la ruota era girata, che avevo conosciuto molti amici nuovi, e che il “tempo zero” del servizio di leva obbligatorio stava finendo. Ma di loro, di alcuni personaggi che ho incontrato qui e là, e della loro umanità, ho voluto conservarne il ricordo, prima di buttare tutto nel dimenticatoio.
Pierpaolo Palladino

Scheda autore

PIERPAOLO PALLADINO è nato a Napoli il 16 gennaio 1967. Si forma professionalmente a Roma frequentando, tra gli altri, i corsi di recitazione della scuola di teatro “La Scaletta” dove si diploma nell’88 e laureandosi alla Sapienza in Storia del Teatro, con una tesi sui nuovi autori napoletani (Rucello, Moscato, Santanelli, Silvestri). Partecipa inoltre ai laboratori di drammaturgia con Aldo Nicolaj e con Giuseppe Manfridi. Sempre Roma debutta anche come autore nel gennaio ’92 con due monologhi: La Cavalletta e Signori della corte, uniti nello spettacolo Vicino a te!, regia di Manfredi Rutelli. Nel marzo ’93 va in scena La Matta, commadia in tre atti di cui é co-autore e interprete insieme ad Antonio Pierfederici, regia di Andrea Mancini. Dal laboratorio con Giuseppe Manfridi viene allestito nel maggio ’93 La farina del diavolo, di cui é co-autore e interprete, regia di Roberto Gandini, prodotto dal Teatro di Roma. Con Tempo Zero vince il concorso “Selezione Idi Aurori Nuovi 1995”.

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