2022 - 4
ottobre | dicembre

Paesaggio estivo con allocco che ascolta

Numero personaggi: 2
di Matteo Caniglia

Chiudere gli occhi e giocare con le narrazioni

Scrivere Paesaggio estivo con allocco che ascolta è stato liberatorio come una passeggiata nel bosco. “Un padre e un figlio fanno birdwatching nella Maremma”: questa era la sola premessa con cui è nato il testo, perché l’ambiente era tutto ciò che serviva per generare drammaturgia. Grazie allo spazio – la macchia, le salite, i rumori di uno stagno o la direzione del vento – è stato possibile trovare i personaggi e con essi la loro lingua, mentre la storia si è rivelata per ultima. Se qualcosa è così chiaro da plasmare un linguaggio (e la sua necessità), è probabile che abbia a che fare col vero tema di ciò che si sta scrivendo, o ascoltando. Allora perdere il cammino è permesso, almeno finché si ha una bussola per individuare la forma.
In questo testo è proprio la forma a portare tensione, perché il conflitto non è mai dato dalle ombre del bosco ma dalla capacità dei due personaggi di interpretarle e di accettarsi, fino in fondo, in un luogo in cui non hanno altro se non la parola e una specie di “compagnia apparente” l’uno per l’altro. Gli uccelli, il sentiero, l’umore del proprio compagno… Tutte le descrizioni che compaiono nel testo sono un modo per scovare contraddizioni, un gioco che lo spettatore teatrale può essere chiamato a fare. Mi sono imposto di osservare la vicenda con così tanta spietatezza, un po’ come una macchina fotografica, che credo che la chiave del testo sia proprio questa, l’assenza di pietà per l’osservazione più pura. Ma narrare non è osservare. Le narrazioni sono frutto di una scelta formale e di un patto che crea sempre un’aspettativa, mentre l’atto di osservare richiede solo un po’ di curiosità. Le prime accompagnano, mentre il secondo ammette l’abbandono e quindi la solitudine.
E se per un qualche motivo non potessimo osservare come chiunque altro? Quale peso avrebbero le narrazioni nella nostra vita? Quand’è che ci sembrerebbero sufficientemente “sincere”? L’Allocco è un invito a chiudere gli occhi e a decifrare l’attimo presente, a giocare con la nostra fiducia nelle narrazioni in cui veniamo immersi, come se fossimo bendati e una voce ci descrivesse un rapace ignoto e che ci mette un po’ di soggezione, e a scoprire l’abbandono come risorsa per noi e per le nostre descrizioni segrete. Matteo Caniglia

MATTEO CANIGLIA, drammaturgo e narrative designer, si diploma come autore presso la Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi. Per il teatro, scrive Laika Spasse – Laika Redentrice (Teatro dell’Elfo, 2014), frutto di una residenza guidata da Atelier Teatro con Mamadou Dioume e Kossi Efoui, Materiali per una ruota panoramica (Teatro Franco Parenti, 2017), No Border Machine per il progetto europeo Metropolis-Promised Lands (Milano, 2017; Banská Bystrica, 2018) e Perché voi valete, con cui viene selezionato da Letizia Russo e Linda Dalisi per il concorso Under 40 presso La Biennale di Venezia (2018). Lavora anche in pubblicità e nel campo del gaming, collaborando con sviluppatori della scena indie di Barcellona. Scrive, tra gli altri, per NintendOn, Game Global e sul suo portale Scenarios-Narrative Design in Videogames. Tra i suoi maestri Renata Molinari, con cui si esercita alla Bottega dello Sguardo, e Rafael Spregelburd. Il testo Paesaggio estivo con allocco che ascolta vince il Premio Hystrio Scritture di Scena 2022, ricevendo anche la segnalazione Fabulamundi Beyond Borders? 2022 in partnership con PAV.

Premio Hystrio Scritture di Scena 2022, la motivazione:

Matteo Caniglia, alternando con raffinata fluidità narrazione e dramma, dà corpo a un rapporto padre-figlio intenso e credibile grazie a una scrittura intima che sorprende per rigore e per come sa muoversi fra i semitoni e le sfumature. Di particolare originalità è l’ambientazione in un bosco, che diviene un territorio denso di ambiguità e di resa dei conti, in primo luogo con se stessi. Ai due protagonisti viene affidato un “paesaggio verbale” di grande precisione e forza evocativa, che invita a mettersi in ascolto, ma anche una meditazione sul potere e la fragilità dello sguardo. Un’immersione sensoriale nella tenerezza, nelle lotte e nella perdita che caratterizzano la storia degli affetti più profondi.

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