2018 - 1
gennaio | marzo

Mio Eroe

Numero personaggi: 1
di Giuliana Musso

AUTOPRESENTAZIONE
La parola della madre vs la retorica
dell’Eroe e del suo sacrificio in guerra

Mio Eroe è un monumento di lacrime, ricordi e pensieri che tre donne innalzano alla memoria dei propri figli, militari italiani caduti in Afghanistan negli anni 2009/2010. Sono storie ispirate a fatti realmente accaduti e a testimonianze che ho raccolto direttamente.
Mio Eroe è stato l’ultimo passo di un percorso di indagine sul tema della distruttività umana iniziato nel 2009. Dopo avere concluso un’ideale trilogia sui beni di prima necessità dell’esistenza (nascere, amare, morire), ho provato ad accendere uno sguardo sui modi dello stare al mondo, sui sistemi sociali che ci tengono in vita. L’elemento costitutivo delle nostre società che più di altri mi è sembrato pervasivo e scandaloso è stato quello della violenza di sistema. Ho subito aperto due fronti contemporanei di studio, uno sulle vicende legate alla costruzione della base militare Usa di Vicenza e sulla storia delle guerre contemporanee, e l’altro sulle società pre-patriarcali dell’Antica Europa descritte dell’archeo-mitologa Marija Gimbutas. Il passo successivo è stato un necessario e complicato affondo nell’analisi delle origini del patriarcato. La violenza di sistema a quel punto mi appariva sempre più un fuoripista dell’umanità, un errore di percorso, causa e sintomo di un capovolgimento di valori dovuto a un altro dei pilastri della mente patriarcale, la menzogna. La Fabbrica dei Preti, uno spettacolo del 2012, mi ha permesso invece di indagare la relazione tra religione e pensiero patriarcale, e tra quest’ultimo e l’infelicità umana.
Mio Eroe è frutto del successivo e ultimo interrogativo. La guerra, la scia di sangue che ci lasciamo dietro da millenni, si fonda su un presupposto che non può che essere di stampo patriarcale: il sacrificio dei figli. La mente che concepisce ancora oggi la guerra come strumento di ordine e giustizia è una mente che non ci vede, noi viventi, né quando siamo il nemico, né quando siamo i servitori della patria. L’Eroe, in questo contesto, è solo colui che è sacrificabile; ovviamente per una madre nessun figlio può essere sacrificabile, quindi, per estensione, nessun “nato da donna”, nessun vivente, può esserlo.
Ecco perché Mio Eroe invita le madri a fare un discorso politico, etico e filosofico, e riconsegna proprio a loro il diritto di parola sulla guerra e sulla retorica dell’eroe. Ecco anche perché riconsegna alle madri il diritto di parola in generale: su quell’altare di lacrime la loro, la nostra parola si ricongiunge alla verità del corpo, a quell’intelligenza dei sentimenti da cui fu strappata qualche millennio di anni fa. L’intelligenza di queste madri è forse la nostra intelligenza perduta. Giuliana Musso

Giuliana Musso in "Mio Eroe".
Giuliana Musso in “Mio Eroe”.
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Giuliana Musso, Mio Eroe (foto: Adriano Ferrara)
Giuliana Musso ritira il Premio Hystrio alla Dramamturgia 2017 (foto: Marina Siciliano).
Giuliana Musso ritira il Premio Hystrio alla Dramamturgia 2017 (foto: Marina Siciliano).

LA MOTIVAZIONE
Premio Hystrio alla drammaturgia 2017
A Giuliana Musso

Con una serie di creazioni, centrate su ciò che più vicino è al sentire della gente, in questi ultimi quindici anni Giuliana Musso si è imposta tra le autrici-perfomer più intense della scena italiana. La nascita, la morte, la fede, il sesso, la guerra: temi che toccano fino in fondo le donne e gli uomini contemporanei sono stati da lei esplorati con strumenti affini al giornalismo d’inchiesta e poi traslati in una drammaturgia limpida, portata in scena il più delle volte in forma di monologo, coinvolgente e sempre consapevole di ciò che il corpo del performer racconta a chi guarda. Spettacoli come Nati in casa (2001), Tanti saluti (2008), Sexmachine (2005), La fabbrica dei preti (2012), Mio eroe (2016), La base (2011) e Dreams (2011) sono esempi dell’efficace “giornalismo teatrale” a cui si è dedicata, ottenendo l’attenzione viva, spesso commossa, del pubblico. Artista della consapevolezza civile, Giuliana Musso registra dati, comportamenti, opinioni nei territori dove compie le proprie indagini (il Nordest italiano, soprattutto), ma non rinuncia all’empatia con lo spettatore, sia nei frequenti slanci comici sia nell’avvicinarsi, con pudore e partecipazione, ad eventi altamente drammatici.

GIULIANA MUSSO
Attrice, classe 1970, vicentina d’origine, udinese d’adozione, si è diplomata presso la Civica Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano. Dal 2001 intraprende un percorso di scrittura fondato sull’indagine e la raccolta di testimonianze orali. Nascono così Nati in casa, monologo sul tema della nascita, scritto con Massimo Somaglino (2001), Sexmachine, sulla sessualità commerciale (2005), Indemoniate (2007), Tanti saluti, sul fine vita (2008), La città ha fondamento sopra un misfatto, ispirato a Medea.Voci di Christa Wolf (2010), La fabbrica dei Preti, sull’educazione ai sentimenti nei seminari pre-conciliari (2012), Wonder Woman, sul rapporto tra donne ed economia (2015), Mio Eroe, sulla guerra contemporanea (2016). Per il suo lavoro ha ricevuto numerosi riconoscimenti: il Premio della critica 2005, il Premio Cassino Off 2017 per Mio Eroe, il Premio Hystrio per la drammaturgia 2017. Ha partecipato a trasmissioni televisive (Report, Rai tre), radiofoniche (Rai Radio Tre) e a progetti di promozione della drammaturgia italiana all’estero (Face à Face nel 2010 e Italian Playwrights Project nel 2017). Dal 2008 la sua casa artistica è la Corte Ospitale di Rubiera (Re).
www.giulianamusso.it
www.corteospitale.org

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