Sommario: Numero 3 di luglio-settembre 2020

SPECIALE CORONAVIRUS

Tra aritmie, scompensi e ipertensione
torna a battere il cuore del teatro | pag. 2

Sono state timide e impacciate, anche se psicologicamente importanti, le prime prove di ripartenza. Si spera nei festival, anche se la vera incognita rimane la stagione 2020-21. Intanto il settore arranca e le incongruenze sono molte. Ci siamo posti alcune domande.

di Claudia Cannella

Non vogliamo che tutto torni come prima:
una partita aperta per il teatro di domani | pag. 4

Il teatro italiano riparte, tra dubbi e incertezze alimentati dalla difficoltà di dialogo tra istituzioni e addetti ai lavori. Sebbene il settore stia godendo di un’attenzione inedita, mancano prospettive di ampio respiro che diano slancio al comparto e tutelino i lavoratori.

di Valeria Brizzi e Arianna Lomolino

Ricominciare dai festival
la calda estate dello spettacolo dal vivo | pag. 6

Da Ovest a Est, da Nord a Sud, attraversiamo l’Italia dei festival cercando di capire, in forma di piccola inchiesta, come saranno modificati i palinsesti, le date, le proposte artistiche, i budget e la fruizione da parte degli spettatori.

di Sergio Ariotti, Isabella Lagattolla, Anna Cremonini, Emiliano Bronzino, Stefano Delfino, Maurizio Sguotti, Rosita Volani, Carlo Mangolini, Antonio Latella, Rosa Scapin, Barbara Boninsegna, Lanfranco Cis, Emanuele Masi, Roberto Corciulo, Daniela Nicolò, Enrico Casagrande, Roberto Naccari, Maurizia Settembri, Fabio Masi, Luca Ricci, Giampiero Giglioni, Manfredi Rutelli, Ernesto Palacio, Velia Papa, Luciano Messi, Giorgio Ferrara, Fabrizio Grifasi, Fabrizio Arcuri, Ruggero Cappuccio, Roberto Andò, Fabio Luisi, Alberto Triola, Dario De Luca, Antonio Calbi e Alfio Scuderi

Dalla Cina agli States: otto variazioni
sulla riapertura dei teatri | pag. 14

Nel mondo iniziano a esserci timidi segnali di ritorno all’attività dal vivo, ma comunidenominatori rimangono una grande prudenza e una serie di regole da rispettare. Molti festival sono stati cancellati e il sostegno statale al settore è spesso insufficiente.

di Jacopo Panizza, Giuseppe Montemagno, Irina Wolf, Davide Carnevali, Fausto Malcovati, Laura Caparrotti e Beatrice Borelli

VETRINA

Macbettu, regia Alessandro Serra
Compagnia Anagoor
"Simurgh", Teatro dei Venti

Il punto di svolta del Piccolo Teatro,
ora si sceglie tra passato e futuro | pag. 16

Il primo teatro nazionale ha bisogno di una nuova direzione. La bomba è scoppiata ai primi di giugno grazie a una lettera pubblica dei lavoratori del Teatro, ma era solo questione di tempo. E ora, accanto al totonomi, ci si interroga a fondo sul futuro.

di Sara Chiappori

Teatro di Roma, una ricetta
dagli ingredienti indigesti | pag. 17

di Ilaria Angelone

Vent’anni di Anagoor,
il teatro e la polis | pag. 18

A due decenni dalla scoperta della vocazione, nata sui banchi del liceo, la compagnia di Castelfranco pensa al futuro, tra azioni di radicamento sul territorio, collaborazioni che si rafforzano e nuovi progetti multimediali per fissare l’effimero teatrale.

di Laura Bevione

Teatro dei Venti a Modena,
l’arte si fa comunità e guarda lontano | pag. 19

Nata nel 2005, la compagnia cammina da sempre su più strade, dalla produzione artistica, all’azione sociale, all’organizzazione di Trasparenze Festival, cercando nuovi spazi d’azione, d’ispirazione e di fertile confronto con l’esperienza umana.

di Matteo Brighenti

‘A voce d’ ‘o vico, Putéca Celidònia
e il sogno di una Napoli diversa | pag. 20

Sono giovani diplomati della Scuola del Teatro Nazionale partenopeo e, dal 2018, con la loro Compagnia, da due “bassi” confiscati alla camorra nel Rione Sanità, provano a fare arte e socialità con gli abitanti del quartiere.

di Stefania Maraucci

La Bottega degli Apocrifi,
i frutti preziosi del deserto | pag. 21

Via da Bologna, dove, conclusi gli studi, avrebbero potuto trovare il loro posto sotto il sole, i quattro fondatori della compagnia scelgono Manfredonia, dove il teatro era solo un desiderio da costruire. E dove ora è una realtà per più di cinquantamila spettatori.

di Alessandro Toppi

Sicilia, latitudine Sud:
dove si impara a fare rete | pag. 22

Collaborare tra enti di produzione e ampliare la fruizione teatrale, non solo nelle sale dei capoluoghi ma estendendola a realtà escluse dai più ampi circuiti di distribuzione: questo l’obiettivo di Latitudini che, in cinque anni, ha distribuito circa 250 spettacoli.

di Giuseppe Montemagno

La Vicaria, un cantiere aperto
all’insubordinazione creativa | pag. 23

Settecento metri quadri ricavati in una ex fabbrica di scarpe sono, a Palermo, la casa di Emma Dante e della sua compagnia Sud Costa Occidentale. Un luogo da poco ristrutturato, autofinanziato e autogestito, in cui sperimentare, accogliere il pubblico e gli artisti in cerca di libertà.

di Filippa Ilardo

Alessandro Serra, essere pronti è tutto,
riflessioni ai margini della pandemia | pag. 24

Nell’attesa di tornare sulla scena, il regista si dedica a rileggere libri, riordinare foto, rivedere film, curare la terra, un processo che disciplina pensieri e azioni. E intanto, ragiona con noi di letteratura e teatro, di Shakespeare e Čechov, di apollineo e dionisiaco, del passato e del presente.

di Marco Menini

SPECIALE FRANCA VALERI

Franca Valeri

Franca Valeri, il secolo d’oro
della Signorina Snob | pag. 26

È stata festeggiata quest’anno con il Premio David di Donatello alla carriera e per la sua lunga vita. Eppure bisognerebbe onorarla anche per i suoi scritti, per le sue parole e per quella finissima intelligenza che molto ha saputo spiegare e raccontare di tutti noi.

di Laura Caparrotti

Sceneggiatrice di se stessa
dal palcoscenico al cinema | pag. 28

La Valeri non ha solo portato le sue donne intelligenti, concrete e sbrigative sullo schermo, le ha anche sceneggiate continuando a essere autrice e attrice al cinema come in teatro. Monicelli, Bianchi, Risi e Caprioli firmano i film del fortunato sodalizio con Alberto Sordi.

di Sandro Avanzo

«… Ma che fossi… – Sì – Ah, ’n sapevo!»
Come la Franca divenne icona gay | pag. 29

di Sandro Avanzo

La penna ironica di un’attrice-scrittrice
per raccontare il mondo delle donne | pag. 30

La scrittura è sempre stata compagna di vita per Franca Valeri. Dagli anni Sessanta a oggi ha creato un universo femminile colto e popolare, tratteggiato con intelligenza caustica, cultura e anticonformismo.

di Andrea Bisicchia

La musica e l’opera lirica,
un amore senza fine | pag. 31

La passione inizia da quando, bambina, si ritrova seduta in un palco di proscenio del Teatro alla Scala. Lì si innamora della musica, dell’opera lirica e delle sue storie e da lì, probabilmente, parte la sua carriera.

di Stefania Bonfadelli

Franca, una maestra a tradimento | pag. 32

Un cambio di passo e di linguaggio, un punto di riferimento, un albero forte e bellissimo che ha prodotto tanti preziosi frutti, senza il quale saremmo tutti più poveri e più orfani. Artisti e soprattutto artiste rendono omaggio a chi ha indicato loro la strada insegnando, come lei stessa ha detto, a tradimento.

di Adriana Asti, Urbano Barberini, Paola Cortellesi, Lella Costa, Serena Dandini, Angela Finocchiaro, Paola Minaccioni, Maria Amelia Monti, Carla Signoris e Pino Strabioli

L’Accademia dei Filodrammatici di Milano
casa perenne dell’Archivio Franca Valeri | pag. 34

di Laura Caparrotti

TEATROMONDO

Masaki Iwana
"Like animals", Superfan, Hystrio 3.2020

Se non si hanno gli occhi nella schiena…
dalle origini verso il “nuovo butō” | pag. 36

Nata con Kazuo Ohno e Tatsumi Hijikata a metà del Novecento, la danza butō si è diffusa dal Giappone contaminando l’Occidente con la sua visione introspettiva ed estrema: quale può esserne oggi, alla morte di Yoshito Ohno, l’eredità più fertile?

di Marinella Guatterini

Un soffio d’aria che scompiglia:
dalla Scozia arriva Superfan | pag. 40

Un’idea chiara intorno a cui costruire ogni spettacolo, la ricerca della forma più semplice per comunicarla, la capacità di ibridare sulla scena teatro, danza, nouveau cirque e physical theatre: questa è la miscela che fa di Superfan uno degli ensemble più innovativi del Regno Unito.

di Jacopo Panizza

Vienna, racconti da un passato violento
per preparare un futuro di pace | pag. 41

Al Burgtheater, ma anche in spazi più piccoli, prima della serrata, molti gli appuntamenti con le ferite della memoria: dalla rassegna Europamachine ai racconti dall’esilio di Alireza Daryanavard e Tania El Khoury.

di Irina Wolf

 

HUMOUR FOYER 2020

 

Il randello di Pirandello | pag. 42

di Fabrizio Sebastian Caleffi

DOSSIER

Teatro delle migrazioni | pag. 43

a cura di Giuseppe Montemagno e Roberto Rizzente

L’identità in movimento
nel tempo della metamorfosi | pag. 44

Drammaturgo, regista e cineasta, voce tra le più autorevoli del panorama internazionale, Wajdi Mouawad indaga da un trentennio le tematiche della migrazione, attento a tradurre le voci della natura nella dimensione della scrittura, l’unica “patria” possibile, dopo l’esilio.

di Giuseppe Montemagno e Wajdi Mouawad

Supplici, esuli e corpi insepolti:
le contraddizioni della xenìa | pag. 46

Come comportarsi con lo straniero? La tragedia greca, da Eschilo a Euripide, indaga i sentimenti contrastanti che si provano di fronte all’altro da sé, suscitando un dibattito che continua ad alimentare la drammaturgia contemporanea e le moderne riletture dei classici.

di Maddalena Giovannelli

Ulisse ed Enea: i primi profughi | pag. 47

di Martina Treu

Alla meta: breve storia
di migrazioni e migranti | pag. 48

I processi di mobilità forzata abitano il teatro dall’epoca di Shakespeare alle guerre e ai genocidi
del Novecento, fino alla caduta degli imperi coloniali e del Muro di Berlino. Come testimoniano
gli esempi di Fassbinder, Miller, Williams, Genet, Koltès e Mrożek.

di Giuseppe Liotta

Francia: dalla banlieu con furore
contro tutte le frontiere del mondo | pag. 50

Dal passato coloniale ai più recenti attentati terroristici, il teatro delle migrazioni assume tratti militanti nel rappresentare le contraddizioni di una società in mutamento. Tra politica e poesia emerge il profilo di un Paese in cerca di un’identità condivisa.

di Simona Polvani

Parigi: tra odissee e naufragi
le folli speranze del Théâtre du Soleil | pag. 52

Sin dagli inizi del Duemila la compagnia di Ariane Mnouchkine riserva un’attenzione particolare al tema dei migranti, di cui raccoglie le testimonianze riscrivendone le storie. Tre capolavori ne sintetizzano gli esiti più alti, da Parigi a Kabul, dove prende vita la luminosa avventura del Théâtre Aftaab.

di Laura Caretti

Martinelli: dalla Romagna al Senegal,
il viaggio lungo trent’anni del Teatro delle Albe | pag. 53

di Marco Martinelli

Germania: ricordando la “terra dei padri“
tra silenzi, miti e distopie | pag. 54

Lontano dalla capitale, nei distretti industriali, il teatro tedesco affronta il problema migratorio, metabolizzando l’imponente eredità turca e dando ai rifugiati provenienti da Siria, Palestina e Afghanistan la possibilità di esprimersi e di fondare ensemble, mentre non rimangono tracce delle migrazioni italiane.

di Ira Rubini

Berlino: la rivoluzione del Gorki Theater
e i percorsi del post-migrant theatre | pag. 56

Nel panorama teatrale tedesco, dominato da una classe dirigenziale bianca ed eterosessuale,
il Gorki si distingue per la politica inclusiva, aperta alla cittadinanza e al contributo di esuli
e rifugiati, secondo la filosofia enunciata dalla sua direttrice, Şermin Langhoff.

di Laura Santini

Regno Unito: un panorama in mutamento
dopo la scure della Brexit | pag. 58

Nella capitale dell’ex Impero coloniale si preferisce tacere sui fenomeni migratori: ignorati dalle scene pubbliche, velatamente accennati nel West End, trovano posto solo nei teatri indipendenti, come il Bush, l’Omnibus, il Battersea Arts Centre e soprattutto in occasione del Vault Festival.

di Jacopo Panizza

Bhuchar: un mosaico di etnie
nell’epoca della decolonizzazione | pag. 60

Produttrice, giornalista e drammaturga di origini pakistane, Suman Bhuchar si è occupata degli artisti che dall’Asia hanno raggiunto il Regno Unito, proliferando nei piccoli come nei grandi centri e conquistando, con i loro spettacoli, un pubblico eterogeneo.

di Jacopo Panizza e Suman Bhuchar

Australia: la babele dei migranti
nel continente nuovissimo | pag. 61

La complessità delle ondate migratorie che hanno interessato l’Australia, nel corso degli ultimi due secoli, ha generato una drammaturgia originale e stratificata, spesso supportata dai teatri indipendenti ma trascurata dal circuito mainstream.

di Gabriella Coslovich

Austria: dal mito alla cronaca
la via crucis dei rifugiati | pag. 62

Dalla Jugoslavia e dalla Turchia, dall’Iran e dall’Iraq, le ondate migratorie che hanno investito l’Austria hanno suscitato echi e clamori, nell’intreccio tra scritture originali e progetti a sostegno dell’integrazione, tanto negli spazi indipendenti, come il Werk-X, quanto in quelli pubblici, come il Volkstheater.

di Irina Wolf

Grecia: uno sguardo “pulito“
tra i quartieri di Atene | pag. 63

Meta di importanti flussi di varia provenienza, la Grecia ha affrontato il tema delle migrazioni in spettacoli ispirati a storie vere e in svariate esperienze laboratoriali. Come dimostrano, ad Atene, i casi di Clean City al Teatro Nazionale Greco e di Synergy-O.

di Maria Chatziemmanouil

Il “gioco“ dei Balcani:
attraversare confini e sentimenti | pag. 64

I Paesi dell’ex Jugoslavia sono luogo di imponenti migrazioni, che però solo di recente hanno attirato l’attenzione della drammaturgia contemporanea: grazie ai teatri indipendenti emerge oggi la voce di chi si rispecchia nell’altro e formula ipotesi di convivenza per il futuro.

di Franco Ungaro

Romania, storie di figli di badanti
e di vessate domestiche filippine | pag. 65

di Irina Wolf

Spagna: temi il prossimo tuo
come te stesso | pag. 66

Il problema dell’accoglienza e il rifiuto del diverso, presenti nella scrittura teatrale spagnola sin dall’ultimo decennio del Novecento, figurano nella riflessione di Angélica Liddell, Lola Blasco e José Manuel Mora, tra suggestioni letterarie e crisi d’identità.

di Veronica Orazi

«Il mondo sarà meticcio o non sarà»:
Sanchis Sinisterra oltre le frontiere | pag. 67

Drammaturgo, regista, didatta e figura di spicco del panorama teatrale iberico, fin dagli anni Settanta ha privilegiato nel suo lavoro una sperimentazione che ruota intorno al concetto di frontiera, nelle sue molteplici implicazioni.

di Roberto Rizzente e José Sanchis Sinisterra

Nella cultura yiddish
la diaspora si fa teatro | pag. 68

Espressione delle comunità ebraiche disgregate nel mondo, la civiltà teatrale yiddish rappresenta il teatro della diaspora per eccellenza: nonostante le inevitabili perdite, lo testimoniano i film, prodotti in Polonia e Stati Uniti; e il teatro di Moni Ovadia, che ne ha esplorato il repertorio letterario e poetico.

di Antonio Attisani

Rom e Tibet: alla ricerca
delle tradizioni perdute | pag. 69

Perseguitati dalle etnie dominanti, in Europa e in Cina, il popolo rom e quello tibetano hanno risposto all’oppressione in modi differenti: re-inventando la tradizione teatrale i primi, inseguendo l’(auto)distruzione gli altri.

di Roberto Rizzente e Antonio Attisani

MigrArti e non solo
per combattere la paura del diverso | pag. 70

Dopo gli esperimenti pionieristici di Teatro delle Albe, Baliani, Almateatro, Officina, Cargo e Suq Festival, il bando MigrArti ha avviato percorsi laboratoriali per e con i migranti. Tra luci e ombre sono nate drammaturgie sperimentali nel segno del dialogo interculturale e dell’apertura internazionale.

di Laura Bevione

Quando il migrante diventa spettatore e critico teatrale | pag. 72

di Alessandro Toppi

Teatro ragazzi: in fondo al mar
si impara anche a cucinar | pag. 73

Dopo i contributi del Teatro delle Albe e di Cicogne Teatro negli anni Novanta, anche il teatro ragazzi si è occupato, con alterne fortune e inossidabili manierismi, del tema delle migrazioni, tra paure, nostalgie e stimolanti suggestioni culinarie.

di Mario Bianchi

Storie, sogni e contraddizioni
del naufragar in questo mare | pag. 74

La drammaturgia italiana contemporanea ha rappresentato i fenomeni migratori da una pluralità di prospettive: dalla rivisitazione del mito classico al documento-verità, dalla fabula epica al teatro di narrazione. Senza dimenticare la migrazione italiana del primo Novecento e del secondo Dopoguerra.

di Filippa Ilardo

Usa: arcipelago New York,
una città in ascolto dei migranti | pag. 76

Nella città-simbolo del melting pot, sono poche le esperienze significative di dialogo interculturale: dopo i tentativi pionieristici de La MaMa, fa discutere l’attività del People’s Theatre Project, che stimola la creazione di lavori collettivi originali; e il caso di Saviana Stănescu, impegnata nel dibattito interetnico.

di Laura Caparrotti

La bestia, la frontiera, Trump:
il Buono, il Brutto, il Cattivo | pag. 78

Dal Sud al Nord dell’America, i flussi migratori che attraversano il Messico sono stati oggetto di analisi da parte di una drammaturgia che ne ha seguito la controversa evoluzione, dalla traversata nel deserto agli approdi nei centri di detenzione, fino alla frontiera.

di Fernanda del Monte

Zúñiga e González Melo,
ritratti d’autore dal Messico a Cuba | pag. 79

Madre terribile o non-luogo delle interazioni identitarie, la frontiera con gli Stati Uniti viene descritta con accenti immaginifici e metaforici da Antonio Zúñiga e Abel González Melo, due dei protagonisti della drammaturgia centroamericana.

di Raúl Uribe e Beatriz J. Rizk

«Oh Lawd, I’m on my way!»:
le strade del canto della speranza | pag. 80

Dal mito di Ulisse ai naufragi del Mediterraneo, il melodramma amplifica e racconta storie di esuli, viaggi della speranza: da Monteverdi a Einaudi, dall’antica Grecia all’Italia del Risorgimento agli Stati Uniti che conquistano nuove frontiere, in un percorso segnato da sconfitte e speranze.

di Giuseppe Montemagno

Musical: fatiche, lacrime e song
sotto la Statua della Libertà | pag. 81

Il musical nasce migrante: grazie all’opera di musicisti arrivati nel Nuovo Mondo dalla vecchia Europa, e che una volta approdati a Ellis Island raccontano le loro storie, le lotte per acquisire nuovi stili di vita, fino alla tanto agognata cittadinanza.

di Sandro Avanzo

Danza, l’ultimo messaggio
prima del naufragio | pag. 82

Sin dal racconto del viaggio di Odisseo, il corpo si fa storia, museo vivente segnato dalle cicatrici delle migrazioni: le coreografie sull’argomento si sono moltiplicate nel corso dell’ultimo decennio, anche con il sostegno di bandi nazionali e internazionali, da MigrArti a Migrant Bodies-Moving Borders.

di Lorenzo Conti

Performance, l’arte contemporanea
racconta un’emergenza planetaria | pag. 83

Azioni, video-confessioni, dibattiti tra migranti e cittadini: nel corso dell’ultimo decennio
il microcosmo della performance ha esplorato problemi e prospettive degli esodi di massa,
con esiti qualitativamente sorprendenti.

di Roberto Rizzente

Nati Ieri

 

Factory Compagnia Transadriatica,
un sogno indistruttibile divenuto realtà | pag. 84

Formatisi all’interno dei Cantieri Koreja, Tonio De Nitto e Fabio Tinella tengono in vita il loro progetto teatrale nella Puglia delle mille difficoltà: Factory è una compagnia, un repertorio, tanti progetti sul territorio, fatica (molta) e qualche soddisfazione, come il recente Eolo Award.

di Alessandro Toppi

 

Drammaturgia

 

Tino Caspanello, confini e sconfinamenti:
la scrittura tra la metafisica e il mare | pag. 86

È una drammaturgia figlia della sua origine isolana, quella dell’autore messinese, dove l’essere periferico è radicamento territoriale, la marginalità assurge a dimensione esistenziale, dove ogni limite diventa nuova possibilità di superamento.

di Filippa Ilardo

 

Testi

 

Bar Stella | pag. 88

di Tino Caspanello

 

Biblioteca

 

Le novità dal mondo editoriale | pag. 100

a cura di Ilaria Angelone e Albarosa Camaldo

 

La società teatrale

 

a cura di Roberto Rizzente

Una primavera di addii | pag. 104

di Francesca Carosso, Chiara Viviani, Laura Bevione, Ilaria Angelone e Arianna Lomolino

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