
Stellino, uno sguardo speciale e due ali per volare
Quando studio un personaggio, mi soffermo prima di tutto sul suo volto, a come renderlo empatico seguendo l’idea a cui deve aderire e, alla fine, arriva il nome. I miei personaggi hanno sempre un nome e li chiamo anche quando li disegno, così possono uscire meglio dalle “mie matite”.
L’idea stessa alla base del Festival Hystrio è la freschezza, lo sguardo speciale, leggero e luminoso e che il Festival crea un barlume, una scia.
Sono partita dallo sguardo del personaggio e dal suo volto: mi sono rifatta ai grandi totem di tradizione indigena di alcuni popoli nativi. Volevo trovare la loro ieraticità, la fierezza dei loro occhi, indenne col passare del tempo, ma naturalmente, il “nostro” personaggio doveva incarnare un incedere dinamico, vivace e doveva essere pieno di magia.
Quindi, da lì, ho concepito una creatura in volo, da animaletto volante, la mascotte si è trasformata in una sorta di stella, ma con ali grandi e forti e con una lunga coda.
E’ diventato una cometa che non cade, ma attraversa i cieli in cerca di nuovi orizzonti.
Il suo nome è Stellino.
Chiara Dattola vive e lavora a Milano e collabora con Hystrio magazine, per cui disegna alcune copertine, fin dall’inizio della sua carriera.
Dal 2000 lavora nei settori di illustrazione editoriale, design e comunicazione visiva a tutto tondo, soprattutto per il mercato straniero. Si definisce una visual storyteller perché ama raccontare storie attraverso ogni immagine che concepisce.
Durante la gestazione di una illustrazione o di uno storytelling visivo, Chiara si immerge nel significato profondo del messaggio che deve portare. Il colore è uno degli elementi distintivi della sua cifra stilistica, poiché le dissonanze e le disarmonie e viceversa, delle armonie fra i toni di colore scelti compongono delle sinfonie cromatiche sempre nuove.
Dattola, inoltre, si occupa anche di libri per bambini e ragazzi, tradotti in tutto il mondo e sta sviluppando progetti come autrice completa di arte e illustrazione per un pubblico più esteso.
Le sue illustrazioni sono state e sono esposte in mostre collettive e personali in Italia e all’estero.
Oltre alla sua attività artistica, Chiara Dattola conduce laboratori di disegno e comunicazione visiva per adulti e bambini, collaborando con istituzioni pubbliche e private, accademie e scuole d’arte, nonché con aziende rinomate.
Nel 2022 ha fondato SMALL ACADEMIA, un progetto educativo indipendente dedicato al disegno, all’immaginazione e alla scoperta del sé attraverso le proprie immagini interiori. Dal 2025 una parte dei laboratori di SMALL Academia sono dedicati all’esplorazione di Milano e fanno parte delle Esperienze tenute da professionisti scelti per la piattaforma Airbnb Experiences.
L’omino blu

Blu come la leggerezza, blu come la consapevolezza
Il progetto “Omini blu” prende spunto dalla fiaba I vestiti nuovi dell’imperatore di Hans Christian Andersen.
Nella fiaba si racconta la disavventura di un re vanesio innamorato dei vestiti a tal punto da cadere per questo in una trappola. Due tessitori sostenevano di saper tessere la stoffa più bella che mai si potesse immaginare, con colori e preziosità mai viste prima. Una stoffa “esclusiva”, dotata del potere di essere invisibile a coloro che non fossero all’altezza della propria carica o che fossero molto stupidi. Dopo avere “tessuto” e cucito l’abito nessuno osò denunciare la truffa. Nessuno osava passare per incapace o per stupido. Risultato: il re venne vestito con abiti inesistenti e sfilò per la città nudo.
Su questo concetto nascono gli omini. Incastrati nei meccanismi della vita che tendono a portarci lontano dalla verità, vogliono essere un richiamo ad avere coraggio. Vogliono stimolarci a non avere paura di ribellarci, a mettere in discussione le regole che ci vengono imposte. Gli omini blu si ribellano alla stupidità.
Nella fiaba colui che trova il coraggio di dire la verità è un bambino, per questo motivo gli omini hanno un aspetto spensierato e leggero. Ci ricordano di restare in contatto con il nostro bambino interiore che non ha paura di dire quello che vede, di esprimere il proprio punto di vista. E se spesso filtri e sovrastrutture sociali plasmano il nostro modo di agire e ci allontanano da quello che riteniamo giusto, gli omini vogliono ricordarci come si diventa esseri umani più consapevoli.
URTO, nasce nel 1987 a Catanzaro, solare città capoluogo della Calabria, bagnata dal Mar Jonio. In seguito si trasferisce a Firenze, dove attualmente vive e lavora.
La sua “vocazione” artistica arriva molto presto. A 13 anni fugge dopo aver dipinto il bandone di una scuola di danza. Uno spray, un solo colore, una scritta. La sintesi perfetta. Con il tempo gli spray sono diventati due, poi tre, la scritta ha cominciato a prendere una forma e uno spessore, con un riempimento e un outline, giungendo allo stile che contraddistingue le sue attuali opere. Ma se il suo stile e la sua tecnica si evolvono e si precisano, non cambia la spinta iniziale: lasciare una traccia, un segno nel mondo. «Lasciare un segno significa lasciare qualcosa di sé – ci dice – che sia di molti colori, argento, molto curato o disegnato rapidamente (ma anche un segno tracciato velocemente è a suo modo curato), che sia sul cemento di un muro, sul metallo di una saracinesca l’ambiente in cui ti trovi è una pagina vuota da riempire, da far vivere con i racconti».
La sintassi di URTO sono le idee, la sua grammatica la forza con cui riesce a esprimerle.
Urto si laurea in Visual Design a Firenze, per poi specializzarsi presso l‘Isia, Istituto Superiore per le Industrie Artistiche, di Firenze in Design della Comunicazione.
Urto è artista residente di Street Levels Gallery, la prima galleria di Arte Urbana di Firenze, con la quale, fin dalla sua fondazione nel 2017, ha svolto numerosi progetti e collaborazioni.