Sommario: Numero 4 di ottobre-dicembre 2016

Vetrina

"Fear", regia Falk Richter (foto: Arno Declair)
“Fear”, regia di Falk Richter (foto: Arno Declair).
"E se elas fossem para Moscou?", regia di C. Jatahy.
“E se elas fossem para Moscou?”, regia di C. Jatahy.

Falk Richter, le acute provocazioni

di un eterno adolescente | pag. 2

 

Drammaturgo, regista, curioso indagatore dei mali della società occidentalee ideatore di un originale linguaggio che ibrida teatro, danza e immagini, Richter è anche, fra gli artisti tedeschi, una delle voci di critica sociale più lucida e urticante.

di Irina Wolf

 

Il sogno (o l’incubo) del traduttore:

servo di scena o autore-ombra? | pag 4

 

Versione, adattamento, trasposizione, tanti sono i nomi che la traduzione ha quando si riferisce a una pièce teatrale. Ma qual è il posto che spetta al traduttore? Alla ribalta o dietro le quinte, ben nascosto dal sogno di un’impossibile fedeltà al testo?

di Pino Tierno

 

La notte visionaria di Monticchiello

celebra cinquant’anni di Teatro Povero | pag. 6

 

Mezzo secolo di “autodrammi” fanno del Teatro Povero di Monticchiello un caso unico, con una comunità che si rappresenta, raccontandosi attraverso il teatro e confrontandosi col proprio presente e con la propria storia.

di Laura Caretti

 

Un’utopia ancora giovane,

l’Elicantropo compie vent’anni | pag. 7

 

Utopia o miracolo che dir si voglia, il minuscolo teatro di Carlo Cerciello e Imma Villa resiste tenace al suo posto, nel cuore di Napoli, per diffondere nuova drammaturgia, formare attori e pubblico, politico e poetico più che mai.

di Alessandro Toppi

 

Christiane Jatahy: «E se dal Brasile

me ne fossi andata a Mosca?» | pag. 8

 

Nata a Rio De Janeiro, si muove agile tra cinema e teatro, anzi li mette d’accordo. E se elas fossem para Moscou?, la sua creazione tratta da Cechov, è stata, a Venezia, lo spettacolo più bello della Biennale Teatro 2016.

di Roberto Canziani

 

CHRISTIANE JATAHY/2

Udine, École des Maîtres, con camere di sorveglianza | pag. 9

 

Le nano-performance di Roberto Zappalà,

quando la cultura rigenera il territorio | pag. 10

 

Un piccolo spazio abbandonato in un quartiere di Favara, provincia di Agrigento, completamente ristrutturato con risorse private, diventa parco culturale dove trova sede Scenario Farm, minuscolo avamposto per la danza contemporanea.

di Francesca Serrazanetti

 

Teatropersona, la parola inessenziale

e la drammaturgia d’immagini | pag. 11

 

Nata nel 1999, la compagnia laziale ha fatto della centralità dell’attore e della composizione formale la cifra distintiva di un teatro che mostra senza raccontare, ispirandosi al cinema, come all’arte figurativa e all’essenzialità grotowskiana.

di Marco Menini

 

Versoterra, storie di migranti

dall’alba a mezzanotte | pag. 12

 

È nel natìo Salento che Mario Perrotta ha ambientato il suo nuovo progetto: quattro giorni in cui, dall’alba al tramonto, prendono vita incredibili storie di migrazioni, da e per l’Italia, tra presente e passato prossimo.

di Claudia Cannella

Teatromondo

"Shake", regia di Dan Jemmett (Eif Festival).
“Shake”, regia di Dan Jemmett (Eif Festival).
"Antologia", Teatro Nero di Praga.
“Antologia”, Teatro Nero di Praga.

Belonging: in Scandinavia

i teatri sono luoghi di appartenenza | pag. 14

 

Funzionali, ipertecnologici, dotati di forte personalità estetica: sono i numerosi edifici teatrali nati in Finlandia, Svezia e Norvegia negli ultimi anni, dove la cultura dello spazio pubblico è ovunque al centro della politica urbana.

di Francesca Serrazanetti

 

«Benvenuto, Mondo!»

Edimburgo ai tempi della Brexit | pag. 16

 

In barba all’antieuropeismo, Eif e Fringe hanno registrato nuovi record di partecipazione e, mentre si celebra Shakespeare attraverso le riletture di Donnellan, Ostermeier e Jemmett, al Fringe si rincorrono i temi più attuali e ”William” arriva in bicicletta.

di Maggie Rose

 

Praga, la magia del teatro nero | pag. 20

 

Qui nacquero Kafka e la Lanterna Magika, Maja Plisetskaja e il Black Light Theatre di Jiri Srnec, ottantacinquenne genio inventore del teatro nero, quella tecnica di animazione dove gli oggetti prendono vita dal buio. Che ne è oggi di quella tradizione?

di Franco Ungaro

 

Cina, un teatro della gente

a vocazione internazionale | pag. 22

 

È proiettata nel futuro da una politica economica aggressiva, che rischia di schiacciare le fasce più deboli. Eppure, a dispetto della censura, a Pechino, come a Tijanjin e Shangai, il “popolo” si commuove ancora a sentire storie come quella dell’Ilva di Taranto.

di Nicola Pianzola

 

HUMOUR

 

G(L)OSSIP

 

From Dante to Emma Dante e Ritorno | pag. 26

di Fabrizio Sebastian Caleffi

Dossier

 

Le Lingue del Teatro

A cura di Claudia Cannella e Sara Chiappori | pag. 27

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La “rosa dei venti“

del multilinguismo teatrale | pag. 28

 

A partire dai Comici dell’Arte, il pluralismo verbale riflette l’assenza di una lingua comune. L’affermarsi delle parlate regionali in cortocircuito con l’italiano generano negli ultimi trent’anni drammaturgie stratificate, da Teatro Settimo a Scimone, passando per De Simone, Martinelli, Ruccello, Moscato, La Ruina e altri.

di Gerardo Guccini

 

Inventare lingue

per inventare mondi | pag. 30

 

Manipolazioni e slittamenti semantici, annientamento della sintassi e cosmologie verbali, onomatopee e omonimie, assonanze, mescolanze e variazioni. Da Dario Fo a Carlo Emilio Gadda, da Giovanni Testori ad Alessandro Bergonzoni, quando è la lingua a dare (e fare) spettacolo.

di Stefano Bartezzaghi

 

Lassù al Nord, dove i dialetti

fanno i conti con la Storia | pag. 32

 

Se in Lombardia la ricerca linguistica si articola fra la matrice popolare dei Legnanesi, il terragno idioma metropolitano di Testori e la gloriosa tradizione del cabaret milanese, Piemonte e Liguria osano poco. Con alcune eccezioni eccellenti.

di Sandro Avanzo, Laura Bevione e Laura Santini

 

Triveneto is not Italy

indipendentismi teatrali a Nord-Est | pag. 34

 

Se la locomotiva veneta manca di un progetto unitario di recupero dell’identità linguistica e si affida all’iniziativa di singoli artisti come Paolini, Babilonia Teatri o Balasso, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia scontano un eccesso di localismi e frammentazioni.

di Roberto Canziani e Massimo Bertoldi

 

Emilia Romagna, terra di poeti e contadini | pag. 36

 

La lingua dei padri racconta il presente trasformandosi in strumento teatrale. Un sistema di suoni e ritmi che recupera radici antiche in chiave letteraria come per Zavattini e Baldini, ma anche epica e politica come per Spadoni con il Teatro delle Albe.

di Giuseppe Liotta

 

Toscana, ribelle e anarchica | pag. 37

 

Le tante lingue della terra di Dante hanno generato drammaturgie diverse tra recupero di memorie rurali e sfrontata affermazione della propria identità. Mentre per le giovani generazioni il dialetto è vettore di sperimentazioni originali.

di Francesco Tei

 

UMBRIA

Filippo Timi, il dialetto per raccontare i propri demoni | pag. 38

di Diego Vincenti

 

 

Nel ventre di Roma

tra vecchio e nuovo | pag. 38

 

Non solo stornelli, farse e parodie. Sdoganato da Luigi Magni e Gigi Proietti, il vernacolo della capitale si rilancia grazie ad Ascanio Celestini, che ne fa una lingua d’avanguardia per scavare nelle inquietudini dell’oggi, e agli anti-eroi popolari di Gianni Clementi.

di Rossella Battisti

 

Sul grande palcoscenico di Napoli

dove la lingua è un esperimento sociale | pag. 40

 

Da Viviani ed Eduardo, i padri della scena partenopea del ‘900, alla rivolta antiborghese di Patroni Griffi, dalla tradizione riscoperta da De Simone alle invenzioni polisemiche della nuova drammaturgia, all’ombra del Vesuvio tutto è teatro.

di Stefania Maraucci

 

Moscato: un idioma ancestrale per celebrare eros e thanatos | pag. 41

di Giusi Zippo

 

 

Le donne sconfitte di Ruccello tra allucinanzioni e violenza verbale | pag. 42

di Giusi Zippo

 

 

I quattro dialetti dei Campi Flegrei per l’espressionismo barocco di Borrelli | pag. 43

di Giusi Zippo

 

Campania, la fatica

di essere contemporanei | pag. 44

 

Figlia di un Novecento ricchissimo, la drammaturgia del nuovo millennio sembra aver perso slancio e vitalità. Per trovare sussulti di innovazione bisogna uscire da Napoli, verso i territori flegrei di Borrelli o le periferie di Punta Corsara.

di Alessandro Toppi

 

Da Lecce a Bari, il dialetto

tra racconto e affermazione di sé | pag. 46

 

Da lingua quotidiana di tutti i ceti a sinonimo di ignoranza, il pugliese attraversa negli anni Settanta del Novecento un processo di riscoperta che arriva ai più recenti felici esperimenti di Kismet, di Sinisi e Santeramo, Mario Perrotta, Koreja e Fibre Parallele.

di Nicola Viesti

 

Calabria, un labirinto di suoni

di memorie perdute e ritrovate | pag. 47

 

Dai primi esperimenti di Giancarlo Cauteruccio ai più recenti di Saverio La Ruina e Francesco Suriano, l’uso dei dialetti calabresi è guidato dall’esigenza di una verità espressiva che nasce come ricerca d’identità locale per divenire critica sociale.

di Paola Abenavoli

 

La prorompente vitalità

della “scuola siciliana” | pag. 48

 

Da Martoglio a Pirandello, la Sicilia non ha mai perso la vena drammaturgica che ha in Scaldati il nume tutelare e che scorre viva in una variegata e molteplice rete, dal teatro d’attore di Caspanello, Romeo, Scimone, Petyx, al cunto reinventato da Cuticchio, Pirrotta ed Enia, alle ribellioni di Carullo-Minasi e Maniaci D’Amore.

di Dario Tomasello, Filippa Ilardo ed Elisabetta Reale

 

SARDEGNA

Il sardo, una lingua difficile da usare tra timore reverenziale ed esaltazione dell’arcaicità | pag. 51

di Rossella Porcheddu

 

 

Dai quartieri popolari

il palermitano bifronte di Scaldati | pag. 52

 

Dura e dolce, difficile da tradurre e da scrivere, la lingua del “sarto” di Palermo nasce dalla strada, dove si forma la sua ricchezza lessicale e poetica, per vivere in scena nella voce dell’attore e tramandare la sua difficile eredità.

di Totò Rizzo

 

 

La parola incarnata di Emma Dante

strumento di lotta e libertà | pag. 53

 

È a partire da mPalermu che Emma Dante traccia un itinerario drammaturgico fortemente improntato al magmatico, viscerale palermitano d’origine, che pure si piega alle esigenze degli attori; ma esplora una vasta gamma di modalità di espressioni verso il liberatorio anelito all’italiano.

di Giuseppe Montemagno

 

 

Le lingue del teatro,

una, nessuna, centomila? | pag. 54

 

Dialetti, ma non solo: la drammaturgia contemporanea tra idiomi regionali e invenzioni. Abbiamo chiesto a sette autori un contributo sulla natura multipla della lingua teatrale e il suo costante bisogno di ridefinirsi in funzione della scena. Alcuni di loro scrivono esclusivamente o prevalentemente in italiano, ma la scelta non è mai univoca e i risultati sono organismi vivi e complessi.

a cura di Sara Chiappori

Nati Ieri

 

Tindaro Granata, uno sguardo gentile

sul lato oscuro del cuore | pag. 60

 

I protagonisti della giovane scena/49 – Un percorso ancora giovane quello  dell’autoreinterprete siciliano, eppure di grande maturità artistica, capace di coniugare la lucida e spietata lettura del presente con la capacità di trasporla in una scrittura quanto mai efficace.

di Renato Palazzi

 

 

Teatro Ragazzi

 

 

Rodari, Shakespeare e Cappuccetto Rosso

per i bambini di tutte le età | pag. 62

 

Con Una Città per Gioco a Vimercate, Palla al Centro a Perugia e Colpi di Scena, a Bagnacavallo, si chiude la stagione delle rassegne dedicate ai ragazzi: tra classici, riletture, storie serie e filastrocche, va in scena un mondo colorato e variegato.

di Mario Bianchi

Critiche

"Krol Lear", regia di Jan Klata.
“Krol Lear”, regia di Jan Klata.
"Visit Europe", Rimini Protokoll (foto: Pigi Psimenou).
“Visit Europe”, Rimini Protokoll (foto: Pigi Psimenou).

Da Àlex Rigola ad Antonio Latella,

cambio della guardia alla Biennale | pag. 64

 

Il settennato del regista catalano è stato caratterizzato dalla presenza costante di grandi nomi della regia internazionale, quest’anno rappresentati da Koršunovas, Jatahy, Klata, Castellucci e Motus.

 

 

Dro: la malinconia del vivere

e del riconciliarsi col passato | pag. 66

 

Alla rassegna trentina Philippe Quesne indaga il ruolo e la qualità percepita dell’atto artistico, mentre Rabih Mroué e Mohamed El Kathib raccontano dolorose vicende biografiche.

 

 

Utopie sociali e migrazioni,

Mittelfest fra passato e presente | pag. 67

 

Dal predicatore di fine Ottocento, David Lazzaretti, secondo Cristicchi ai playmobil di Agrupaciòn Señor Serrano e alle irrisolte questioni dell’Ex Jugoslavia di Frljic per raccontare le contraddizioni europee.

 

 

Teatro a Corte, l’insostenibile leggerezza dell’essere umano | pag. 68

 

Circo, danza e nouvelle magie nel programma del Festival torinese per raccontare della vita, della morte, dell’essere uomo o donna.

 

 

Record di presenze e di incassi, l’anno d’oro di Borgio Verezzi | pag. 69

 

 

Nelle serre di Albenga, dove fiorisce il buon teatro | pag. 70

 

 

Santarcangelo, quando lo spettatore

è parte della creazione artistica | pag. 71

 

La profonda relazione richiesta dagli artisti a chi guarda è il leitmotiv del Festival: se Oberzan li interpella sul senso dell’amore (e della vita), Delogu li accompagna in una lunga suggestiva camminata e Meierhans organizza un’assemblea, Cristina Rizzo, Kinkaleri e Spangberg ne sollecitano percezione e memoria.

 

 

Inequilibrio, tra la libertà assoluta

e le costrizioni del vivere | pag. 74

 

L’ironia degli Omini, l’irriverenza dei Sacchi di Sabbia, ma anche le incursioni nel presente della “provincia italiana” di Oscar De Summa e i “voli senza rete” di Massimiliano Civica e di Claudio Morganti, nel programma del Festival organizzato da Armunia.

 

 

Kilowatt, l’energia delle buone idee

per uscire dalla crisi | pag. 76

 

Dalle prove di interculturalità di Playing Identities alle coreografie stellari di Nicola Galli, passando per la terapia di The Effect e Fuorigioco, a Sansepolcro il teatro sembra alla ricerca di una via d’uscita dalle varie contrarietà del presente.

 

 

Spoleto, odissee esistenziali

dalla Russia alla Sicilia | pag. 80

 

Dalla poesia di Patrizia Cavalli secondo Martone, ai versi dell’Odissea messi in scena da Emma Dante e dalla provincia russa dell’Onegin di Tuminas a quella “nera” di Camilleri, le mille sfumature del mondo al Festival umbro.

 

 

Tra danza e performance,

Polverigi riscopre l’engagement | pag. 82

 

È politica la domanda sul presente di El Conde de Torrefiel e, mentre i Rimini Protokoll, Meierhans e Lagartijas Tiradas al Sol saggiano la nostra “tenuta democratica”, alla danza il compito di emozionare.

 

 

Le questioni aperte del presente

sulle scene del Napoli Teatro Festival | pag. 84

 

Il teatro non si gira dall’altra parte di fronte all’umanità confusa dalle perversioni della finanza (Zoo Théâtre) e dalle oscure tentazioni del potere (Brett Bailey), ma anche delle più nostrane avidità (Punta Corsara), o dalla generale crisi morale (La Re-Sentida, Mayorga/Cerciello, Sepe/Renzi). E fra i (pochi) debutti, Fabrice Murgia con Black Clouds.

Lirica

 

L’estate all’opera è romantica e barocca | pag. 88

 

 

Danza

 

Atletica, ironica e poetica, è la danza da Berlino a Civitanova | pag. 90

 

Testi

 

Crack Machine. Il  denaro non esiste | pag. 96

di Paolo Mazzarelli e Lino Musella

Premio Hystrio alla Drammaturgia 2016

 

 

Biblioteca

 

Le novità editoriali | pag. 108

a cura di Ilaria Angelone e Albarosa Camaldo

 

La Società teatrale

 

Le notizie dal mondo teatrale | pag. 112

a cura di Roberto Rizzente

 

Il triste spettacolo della politica culturale: Fus, nuove nomine e censura in Turchia | pag. 112

di Roberto Rizzente

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